Francesco Leone Commercialista

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Il controllo di gestione è, ormai, un pilastro necessario e fondamentale su cui costruire una sana e corretta gestione aziendale da parte di qualunque imprenditore: piccolo, medio o grande che sia.

Il mito, da sempre presente nella narrazione imprenditoriale italiana, legato all’imprenditore che basa la sua gestione sull’intuito, sull’esperienza e sulla capacità di trovare soluzioni e individuare la strada giusta sempre e comunque, nell’odierno contesto socio-economico e normativo, trova sempre meno spazio.

Il mix creato da difficoltà e complessità dei rapporti economici con clienti e fornitori italiani ed esteri, dalle incertezze legate ai costi energetici e tanti altri dubbi e vincoli creati da fattori quali gli scenari politici, normativi, fiscali, tecnologici e sociali, specialmente in un paese “complesso” come l’Italia, fanno sorgere la necessità e, oserei dire, l’obbligo di dare al proprio business una veste estremamente “professionale”.

Per “professionale” intendo il concetto di una gestione aziendale che sia consapevole del contesto in cui opera, che si basi su strumenti analitici di qualità riconosciuta e che fondi le proprie decisioni su dati quanto più possibile attendibili e corretti.

In questo modo non si potrà definitivamente evitare l’errore o l’imprevisto ma, certamente, si potrà ridurre il margine di errore e ricondurre  l’imprevisto a ciò che realmente non era prevedibile o realisticamente prevedibile (in quanti avrebbero previsto una guerra in Europa a gennaio 2022?).

Per fare questo, lo strumento principe è il controllo di gestione (inteso anche come base per una adeguata pianificazione strategica), ovvero, tutta quella serie di strumenti e processi che tendono a raccogliere, analizzare e interpretare i dati aziendali ( non solo meramente contabili) al fine di farne la base per le più importanti decisioni aziendali.

Fino a marzo 2019 l’applicazione di queste metodologie e questi strumenti di controllo potevano dirsi appannaggio di imprenditori virtuosi e lungimiranti, convinti del fatto che l’intuito imprenditoriale funziona meglio se basa le proprie intuizioni su più prosaiche basi di dati attendibili.

Con l’entrata in vigore il 16 marzo 2019 del nuovo Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza il legislatore, mediante la modifica dell’art.2086 codice civile ha , di fatto, imposto all’imprenditore di gestire al meglio la propria azienda.

Infatti, se l’imprenditore secondo il dettato di legge deve adottare un “adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile”, non può farlo secondo una interpretazione “creativa” della legge ma deve farlo secondo una logica di “best practice” tra cui rientra certamente il controllo di gestione come fulcro.

Indici, parametri, percentuali, differenze, margini etc. se sono calcolati secondo le indicazioni delle scienze economiche e aziendalistiche restituiscono una fotografia “oggettiva” della salute aziendale e ogni buon imprenditore deve tenere in massimo conto la salute della propria azienda.

Spesso, infatti, la analisi sullo stato di salute di una azienda si limita ad un laconico “bene” o “male”; ovviamente, è una semplificazione anche perché i concetti di bene e male non sono i più adatti a giudicare né una azienda né un imprenditore.

Mediante il controllo di gestione, invece, possiamo definire se un’azienda è in crescita o in decrescita e in quale misura.

In questo modo anche il dato singolo diventa più significativo se rapportato al contesto: ad esempio, una azienda che vedesse crescere il proprio fatturato di un +5,00% su base annua potrebbe dirsi soddisfatta. Ma lo sarebbe ugualmente se scoprisse che la media di crescita delle aziende concorrenti del proprio settore è del +10,00% ( in questo caso significa che l’azienda seppure in crescita sta perdendo terreno sui rivali).

Con il controllo di gestione la lettura di questi dati e di tanti altri attinenti la gestione aziendale diventa molto più consapevole e basata sui concetti più importanti di management e finanza aziendale.

Pertanto, il controllo di gestione deve essere considerato uno strumento che ogni imprenditore deve adottare sia per essere in linea con le moderne esigenze di gestione aziendale sia per essere adeguato al dettato normativo dell’art. 2086 c.c. sugli adeguati assetti e sulla valutazione della continuità aziendale per il futuro.

D’altronde sapere con certezza quali sono i reali margini operativi dell’azienda, quali sono i livelli degli indici di bilancio più importanti e se l’azienda è a rischio nei prossimi mesi/anni non possono considerarsi delle curiosità ma sono da considerare delle necessità.

Nel mondo anglosassone, in particolare, statunitense tutte le società ragionano da sempre in questi termini; perché anche l’imprenditore italiano non deve ragionare su dati attendibili e reali di fatturati, quote di mercato e indici di bilancio?

Quindi, non perdere tempo e adotta al più presto un sistema di controllo di gestione adeguato alle reali necessità della tua azienda.

Se vuoi, posso aiutarti a scegliere e organizzare il modello di controllo di gestione più adatto al tuo business, semplicemente cliccando qui.

Francesco Leone